SIMONE ALBERICI, LA RIFORMA SPADAFORA' E' LA MORTE DEL NOSTRO CALCIO
Il dirigente del Fraore intervistato dalla Gazzetta di Reggio, ci va giù pesante sulla riforma che a suo dire porterà alla morte di molte società che non potranno che essere penalizzate economicamente dallo svincolo e dalla parte fiscale. Il peso di questa riforma alla fine si abbatterà sulle famiglie che dovranno pagare molto di più le quote per sopperire ai minori introiti delle SocietÃ
Gazzetta di Reggio - Nicolò Valli - Al tavolo di chi giudica negativamente la nuova riforma dello sport, ancora in via di definizione, si aggiunge una sedia in più: è quella dell’avvocato Simone Alberici, esperto in diritto sportivo. Grazie alle sue competenze specifiche, il giovane legale esterna tutte le perplessità del caso, che sono poi le stesse dei dirigenti: «Posso dire sinceramente che il giorno 25 novembre è morto il calcio- spiega Alberici- sia per la scomparsa di Diego Armando Maradona che per la Legge Delega voluta dal ministro Spadafora. Si tratta a mio giudizio di una riforma fortemente negativa, che vuole rendere le società sportive delle vere e proprie aziende: peccato che dietro a questo passaggio ci siano costi elevati che non faranno altro che andare a riversarsi sulle famiglie nel momento delle iscrizioni».
Questo a causa delle spese, con l’abolizione del vincolo sportivo che andrebbe inoltre a privare i team di una fonte di ricavo considerevole. Per non chiudere i battenti, l’unica soluzione diventerebbe allora quella dell’aumento del costo di iscrizione: «La riforma nasce principalmente per assicurare garanzie ai laureati in scienze motorie- continua Alberici- che spesso non hanno un’adeguata retribuzione nonostante le numerose ore di lavoro».
Una motivazione lodevole, così parrebbe.
Ma poi l’avvocato Alberici sottolinea il rovescio di questa medaglia: «Peccato - dice - che questo aspetto abbia poi lasciato campo a tutta una serie di altri punti molto discutibili. Per quanto riguarda il vincolo si poteva rimodularlo attraverso altre soluzioni, per non parlare della follia totale legata alla gestione previdenziale di atleti e collaboratori».
E qui l’avvocato mette in evidenza tutti i limiti del provvedimento, che andrebbe a contrattualizzare tesserati che svolgono poche ore di lavoro a settimana, e ..... continua a leggere