Doveroso omaggio a Lorenzo Benincasa ideatore del famoso Torneo Sassi
Le parole del figlio Federico ci ricordano chi era e cosa ha fatto per il calcio Lorenzo - I Tornei continuano nel segno del padre!
IL PADRE DEL TROFEO - Lorenzo Benincasa “Benny-Coach” Come ogni padre sacrifica la propria vita per il bene della famiglia ed è esempio silenzioso nella vita di tutti i giorni, Lorenzo Benincasa è stato padre anche per lo sport e la solidarietà, scrivendo pagine della storia “calcio” di Modena per oltre 35 anni. Tutto ebbe inizio dal campo della Monari, di cui tagliava l’erba come se fosse un piccolo Wembley, fino a diventare “Benny -Coach”, maestro per centinaia di ragazzi. Questi scoprivano sotto la sua sapiente guida che, partendo dalle basi, con le sette parti del piede, si poteva camminare, correre e calciare fino a girare il mondo e conoscere la bellezza ecumenica di questo sport. Negli anni 80’, infatti, fu uno dei primi a organizzare e partecipare al “Gothia Cup” a Goteborg in Svezia, con due team della nascente Gino Pini; poi toccò alla Saliceta S. Giuliano partecipare alla “Faow Cup” in Belgio dove conquistò il titolo di campione. Arrivano cosi gli anni 90’ e Benincasa, dopo le innumerevoli esperienze estere con i suoi atleti, colpito dall’improvvisa scomparsa di Enzo Ferrari, partorì l’idea di un trofeo in suo onore. Quella che era nata per essere una competizione amichevole tra società locali, venne accolta da tutto il mondo che rispose alla chiamata di Benny, pronto, da parte sua, ad ospitarlo nella sua Modena. Nasce cosi il “Trofeo Enzo Ferrari” manifestazione internazionale per la Ferrari auto di Maranello e, in seguito, premio solidale UILDM (Unione Italiana Lotta Distrofia Muscolare) di Modena.Sono passati 24 anni da quel giorno e il trofeo, nel corso del tempo, ha preso il nome di “Memorial Claudio Sassi”, grazie a tutti coloro che hanno creduto e che continuano a credere a questa idea. Insieme alla nazionale di Baggio e Sacchi, nell’ estate del 1994 Benny portò la S. Faustino Rosselli negli Stati Uniti per partecipare al “suo” Mondiale: la “USA Cup”. Lorenzo guidò nel Minnesota i suoi ragazzi perché imparassero a vivere il calcio sempre con la consapevolezza di poter imparare qualcosa per se stessi e poterlo condividere con gli altri. Il mister ha sempre incentivato lo spirito di aggregazione e di gruppo in ogni sua squadra di calcio come nel suo staff tecnico, nelle varie società con cui ha collaborato. L’obiettivo non era tanto alzare la coppa alla fine dell’anno, perché per lui si poteva alzare anche una coppa gelato, bensì valutare bene le scelte fatte, che vengono prima dei risultati, e impegnarsi a portarle a termine con spirito di sacrificio e forza di volontà. Scelte che, come anticipato, non l’hanno portato solo sui campi di calcio ma anche sui campi della Protezione Civile dove, da diversi anni, collaborava come volontario e coordinatore della CME (Cucina Mobile Emergenza), dove ci si allena, sì, ma per la popolazione, la sicurezza e le necessità del territorio. In più di un’occasione è stato punto di riferimento, sia per il terremoto a L’Aquila nel 2008 e, soprattutto, in occasione del sisma modenese del 2012, dove ha gestito e coordinato i campi a Finale Emilia. “Se si prende un impegno lo si mantiene fino alla fine” soleva ripetere ai suoi. Anche la malattia non ha mai fermato le idee e i progetti di Benincasa, responsabile del settore giovanile della Gino Pini sino in fondo, a testimonianza di una vita spesa per il prossimo. Un esempio che vivrà per sempre nel ricordo di quanti l’hanno avuto come mister, come compagno di lavoro, come guida e come padre. Federico Benincasa
Così lo ricordava "Prima Pagina di Modena" - «Quando ci lasciano persone come Lorenzo Benincasa non emerge solo la tristezza per la scomparsa di una persona molto conosciuta nel nostro ambiente, ma si ha la netta percezione della perdita di un pezzo della nostra storia sportiva e associativa, che Lorenzo ha contribuito a far nascere e crescere - ricordano dalla Monari - Per tanti di noi, è stato uno tra i primi allenatori quando la Monari era all’inizio della propria storia, ma soprattutto un grande appassionato di sport, dei giovani a cui ha dedicato tantissimo del suo tempo libero. E’ stato un tuttofare: allenatore, dirigente, organizzatore. Non si tirava indietro di fronte a nulla: lo trovavi persino a tagliare l’erba del campo, prima di una partita, in modo che i “suoi ragazzi” trovassero il campo in condizioni perfette, come il “Bernabeu”. Di questa sua “voglia di fare”, non ne ha beneficiato solo la Monari, ma anche tante società sportive di Modena con cui Lorenzo ha collaborato. Ma non solo: è stato un volontario della Protezione civile partecipando a parecchie missioni in Italia ed anche all’estero. La generosità nell’offrirsi allo sport e a chi lo diffondeva, l’amore per la vita e per tutto ciò che la rendeva più ricca e appagante, questo è il patrimonio umano che lo ha contraddistinto, questi sono stati i principi sui quali ha costruito una vita dedicata allo sport. E sono proprio questi valori che rimarranno nella nostra memoria».