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ANGOLO TECNICO: ALSO SPRACH MANSO (O DELLA PREPARAZIONE) 2

Seconda parte - "PAOLO perché non fai un articolo sulla preparazione, questo sarebbe il periodo giusto". Detto fatto !

 ALSO SPRACH MANSO - II parte
(o della preparazione)
 
 
Pensavo che riprendere l’argomento dopo un po’ di tempo, così del tipo pronti via fosse più semplice, invece pur rileggendo l’articolo precedente mi sovvengono concetti e citazioni, ma non più nell’ordine e nel modo che mi ero prefisso o almeno che mi pareva di poter ricordare con tranquillità, quindi nel dubbio se sarà una continuazione come negli intenti originali o un articolo ex novo spero avrete notato partiamo con l’invertire il titolo. 
Ci eravamo detti che i metodi di allenamento che già nel tempo sono cambiati, debbano oggi alla luce delle nuove conoscenze essere sotto certi aspetti di nuovo ripensati riveduti e (forse) corretti. In sintesi riassumendo oggi la scelta dovrebbe preferibilmente cadere su allenamenti meno generali e più specifici quindi che siano in maggior parte caratterizzati da tutti quegli aspetti insiti nella disciplina di riferimento, questo perché l’atleta può elevare i limiti della sua prestazione quando l’allenamento ripropone in larga parte gli aspetti e non solo fisico atletici ma anche tecnico tattici e cognitivi della gara. La conoscenza attuale in merito ci insegna infatti che il movimento viene memorizzato non tanto dall’esecuzione ripetuta del movimento in sé ma da ciò che lo sollecita, evidente quindi che più sarà una sollecitazione calcistica tanto più avremo ottenuto un allenamento specifico. 
Chiariamo subito che non si vuole far passare in modo aprioristico il concetto che la preparazione precampionato non serva, caso mai il tentativo è di fare riflettere in merito al credo secondo cui una volta fatti e smaltiti i famosi “carichi” si voli automaticamente e si viva tranquillamente di rendita. Chiedo venia per una affermazione forte, ma al di là di quelle che sono le mie convinzioni ed esperienze, posso supportarla anche solo riportandovi brevi stralci di un dibattito live sull’argomento con il Prof. Ferretti il cui curriculum (preparatore atletico professionista, docente di metodologia dell'allenamento al Settore Tecnico, direttore de il Nuovo Calcio oltre che autore di numerose pubblicazioni) non lascia grossi spazi a dubbi o interpretazioni:
“…. è un periodo della stagione che rimane importante, ma rispetto ad alcuni anni fa non deve essere considerata come fondamentale a tal punto da ritenerla responsabile del risultato positivo o negativo dell’intera annata ….sarebbe un errore quello di fare alti carichi di lavoro solo durante la preparazione e poi abbandonarli durante il resto della stagione …. pertanto è sbagliato lavorare una settimana dieci giorni ad alto carico e poi abbandonare il lavoro, come spesso accade tra i dilettanti …. dimentichiamoci frasi del tipo questo lavoro ce lo ritroveremo in primavera …. la condizione ottimale non si raggiunge con la quantità del lavoro, ma con la qualità …. credo che nella fase preparatoria si debbano alternare momenti di lavoro ad altri di lavoro ridotto o riposo …. è importante però l'alternanza dei carichi; non è più il caso di fare come alcuni fa quando sembrava obbligatorio fare tanto volume di lavoro solo per il fatto di essere in preparazione …. inoltre vanno utilizzate sempre di più le esercitazioni 'situazionali' con la palla per migliorare anche dal punto di vista fisico …. spero che si capisca che il fatto di lavorare tanto non equivale in automatico ad avere una buona condizione, anzi spesso è proprio da questo modo di procedere che possono capitare gli infortuni …. per quanto riguarda il numero di chilometri totali non esiste un criterio per determinarlo a priori (ma dipende da più fattori ndr) …. per quanto riguarda la velocità e la rapidità, credo che nella programmazione del calcio attuale non si debba "ragionare" ancora per blocchi di lavoro, prima la resistenza, poi la forza, e infine la velocità ma pensare piuttosto al modello prestativo del calciatore durante la partita.”
Tanta roba eh signori? Sufficiente per come dicevo rifletterci su un attimo. Ma non finisce qui!
L’articolo precedente prendendo in prestito il titolo di un articolo postato tempo addietro dal Manso si chiudeva con il virgolettato “il calcio non è una maratona”, che non solo ci aveva dato lo spunto per l’articolo ma sintetizzava benissimo quanto si era esposto. Riprendendo tale conclusione devo dire che studi specifici nemmeno tanto recenti, riportano risultati che vanno assolutamente in questo senso confortandomi non poco. Per riportarne solamente uno, troviamo che per ottenere un adattamento aerobico occorrano allenamenti specifici per cinque giorni alla settimana per dodici settimane, senza contare che come si vedrà occorrerebbe se non proprio una vera e propria personalizzazione almeno una differenziazione per reparto, è chiaro che stiamo parlando di pura fantascienza per una preparazione calcistica nei dilettanti. Tutto altrettanto ovvio mi pare anche se parliamo di forza, forza per cosa? Solo gambe? Visto quello che avevo scritto nell’articolo “Anema e Core” personalmente ritengo assolutamente di no, tutti i distretti e le catene muscolari andrebbero potenziati. Anche qui ci viene indicato che mediamente per ottenere vere e proprie modificazioni occorra lavorare sulla forza massimale all’incirca dalle otto alle dodici settimane con due allenamenti settimanali, e noi sappiamo che gli allenamenti non devono mai essere troppo indirizzati e/o sbilanciati in un senso o nell’altro!
Già che ci siamo accenniamo anche alla velocità che nel calcio è una capacità composita che racchiude diverse capacità, di percezione di elaborazione e di reazione ad uno stimolo; non si corre solamente in linea retta e con movimenti ciclici. Insomma anche per forza e velocità tempi e modi a disposizione non sono certo quelli ottimali per la nostra disciplina, pur volendo allo scopo tralasciare in una preparazione, tecnica tattica e quant’altro, non ne avremmo comunque tutto il tempo necessario, quindi probabilmente ci dobbiamo convincere che forse non esiste un metodo migliore in assoluto ma che ad oggi ci si debba orientare verso una metodologia che si prefigga di ottenere gli adattamenti ricercati in relazione al gioco e non ad una improponibile gara a chi salta e corre di più o più forte.
Se siete arrivati fin qua vi chiedo di concedermi ancora un poco di tempo per riportarvi quanto affermato dal russo Verchoshanskij: “il periodo preparatorio non è sufficientemente lungo per realizzare la cosiddetta preparazione di base per cui lo sviluppo principale del livello di allenamento avviene durante il periodo di gara.”
Cosa significa? Significa appunto che l’allenamento ha tra i vari obiettivi quello principale di produrre i cosiddetti adattamenti cioè dei veri e propri cambiamenti in organi e apparati dell’organismo, cosa che abbiamo visto non è ottenibile con grandi volumi di lavoro in un tempo limitato come quello della preparazione precampionato. Inoltre gli adattamenti ricercati già di per sé definiti instabili, in quanto devono essere comunque allenati continuamente per tutto il periodo di campionato, saranno oltremodo temporanei e senza grosse possibilità di ulteriore sviluppo. Andiamo pure avanti (ma per poco, promesso).
Un certo Cramer nell’87 sostenne che Il miglior maestro per l’allenamento è la gara. Nell’88 un tal Northpoth di rimando afferma che quindi se la gara è il miglior allenamento è anche vero che un buon allenamento deve per forza avere il carattere di una gara. Eccoci allora qui nel 2014 per dirci che in generale l’allenamento deve integrarsi con il gioco, in quanto l’allenamento non può essere fine a sé stesso visto che si prefigge di migliorare tutti gli aspetti del gioco stesso.
STOP! Ma avrete capito quanto mi intrighi l’argomento e pertanto non escludo di darvi appuntamento per una terza e forse ultima parte, in tutti i casi non abbandonate Emiliagol per colpa del sottoscritto!
 
 
 
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  Scritto da Mister Paolo Pescatori il 26/12/2014
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