AIAC Parma Il Dante Boni a Mister Mino Artoni: Resoconto della serata
La serata inizia con puntualità albionica, si susseguono velocemente i vari saluti di Presidenti Assessori & Co., poi l’altrettanta veloce premiazione degli allenatori vincitori dei campionati 2012/13.
La serata entra nel vivo con la consegna del premio Dante Boni a Fermino “Mino” Artoni, le cui parole :”L’HO SEMPRE FATTO SOLO PER PASSIONE, ANCORA OGGI MI DIVERTO PIU’ IO DEI BAMBINI” saranno più avanti riprese da Nicola stesso.
La parola è quindi passata a Mister Nicola, accompagnato a Parma per l’occasione da Emanuele Cacicia, vero e proprio guru per quanto riguarda la scuola calcio e strappato questa estate ai cugini dell’Empoli e al quale abbiamo strappato l’insana promessa di essere, non appena se ne troverà l’occasione nostro gradito ospite.
Che dire, quando l’ospite principale inizia a parlare scatta sempre una naturale curiosità non tanto sui contenuti ma sui modi. Ebbene, l’impressione è stato subito quella di una persona modesta (“cosa volete o vi aspettate che vi dica, alleno appena da quattro anni!?”), come trovarsi a fare una chiacchierata di calcio con l’amico di lunga data. Saltando un po’ di qua e di là per quanto la memoria mi consente, vi riporto un breve riassunto della serata.
Ho iniziato da quattro anni ma spero di averne davanti molti altri, principalmente sto provando a vedere se posso farlo, per adesso diciamo che ho capito che mi piace e mi sento a mio agio, mi diverto anche più di quando giocavo, quando ero il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, proprio perché vivevo totalmente il gruppo e questo mi mancherebbe moltissimo. Quando ero a Lumezzane e il mister cominciava a farmi sedere sempre più spesso in panchina, non mi arrabbiavo non ne facevo un dramma perché capivo non riuscivo più a dare quello che volevo, quindi iniziai a dare una mano agli allenamenti, per esempio visto che ero un difensore a fare riprovare movimenti della difesa. Poi tra una battuta e l’altra con il presidente a fine anno mi venne fatta la proposta di allenare. Posso aggiungere che ad oggi sto toccando con mano cose e modi di gestire che girano attorno al giocatore che quando ero giocatore non pensavo e non immaginavo nemmeno esistessero. L’obiettivo al momento quindi non è tanto pensare ad un grande club ed alle eventuali relative competizioni europee, ma quello di non strafare e di approcciarmi in punta di piedi. Poi come detto in precedenza, richiamando le parole di “Mino” Artoni …….lo faccio solo per passione………., Mister Nicola afferma che la passione non deve mai mancare e venire meno, neppure quando si è pagati. Specificatamente sull’argomento della serata, riferisce che a Lumezzane i giovani erano una fonte di ricchezza e quindi la ricerca sul territorio era incessante di importanza vitale, a differenza delle società professionistiche dove già dalle squadre del settore giovanile si è fatta selezione. E’ tuttavia un dato di fatto che in Lega Pro i giovani vengono inseriti per la premialità pecuniaria, resta da dire che si fa una regola per i giovani di due anni, poi dopo due anni non sei più giovane?! Così non puoi o almeno è difficile venire fuori, nemmeno nei professionisti, poi ovvio c’eè il predestinato che arriva perché ne ha certo le qualità, ma senza obblighi e senza tempistiche. L’aspetto economico risulta rilevante anche nel caso di giovani in arrivo da società maggiori in quanto non è raro trovarsi al cospetto di contratti già con cifre importanti. Il disagio, l’approccio culturale del lavoro, lo spaccato sociale di provenienza oltre che l’aspetto psicologico sono tutti aspetti che concorrono alla maggior delle difficoltà che il giovane può incontrare e a cui è spesso impreparato. Una ulteriore parentesi va fatta per i giovani stranieri che arrivano in Italia convinti di essere già nell’elite della prima squadra mentre in vece vengono aggregati alla primavera. Non riconoscere l’aspetto psicologico dell’uomo/atleta è un grosso errore. La valutazione uomo atleta va fata con domande di tipo aperto, il rischio è di non conoscere mai appieno il giocatore e non ottenerne da lui il 100% delle sue capacità. I giovani sono poi un alibi sul risultato. Non accettiamo che per crescere possano e debbano sbagliare, instillando così ulteriormente la paura di sbagliare e concludere così che non sono pronti, “come se l’adulto esperto non sbagliasse mai!”. Infine mister Nicola ha sottolineato che i giovani che scendono in campo a suo parere lo fanno per scelta dell’allenatore indipendentemente che il giocatore sia di proprietà o meno. La serata è poi proseguita con vari flash sollecitati anche da domande del numeroso pubblico intervenuti e che anche in questo caso cerco in massima parte di riportare. Ogni gruppo ha un suo modo di stare in campo, prima un allenatore lo trova e prima sarà a metà dell’opera. Spesso si sentono interviste dove viene dichiarato che abbiamo fatto un ottimo possesso palla. Ma quale possesso palla ricerchiamo? Quello sterile o quello che consta di X passaggi utili e Y occasioni create? Per esempio: se in fase di possesso palla decido di tenere gli esterni alti e poi sbaglio un passaggio in impostazione? Aggiungiamo che già è inconcepibile pensare di coprire tutta l’ampiezza di circa 70 metri, se poi ci mettiamo pure gli errori di impostazione ………..! Aggiunge poi che tanto ad un goal subito si memorizza automaticamente l’ultimo frame quello che hanno visto tutti e non tutto quello che occorrerebbe aver visto a monte. Come un allenatore deve rapportarsi con la squadra? Sempre in modo diretto senza interposte persone, intendendo magari in questo caso anche i media. Se ti chiedono spiegazioni rispondere sempre senza balle, tanto percepirebbero immediatamente se ti stai barcamenando. Le regole non devono essere delle imposizioni che in quanto tali sarebbero sempre mal digerite, ma devono essere frutto di scelte. Poche regole ma certe e fatte insieme, in modo da non avere soldatini ma giocatori consapevoli, consapevoli anche del fatto che stiamo dedicando tempo a loro e per loro (anche se l’allenatore si deve chiedere quanto tempo dedica a chi non gioca). Quindi si incondizionato al confronto. Devi sempre dire quello che funziona con fermezza e zero dubbi anche se ciò non fosse vero, mai chiedere cosa è che non va, saresti già finito e ti risponderebbero sempre giustificandosi. Ad un’ultima richiesta di ordine tattico viene sottolineato che in allenamento si cerca di riproporre le situazioni che si pensa saranno ritrovate sul campo al match successivo, ben sapendo però che non se ne verificheranno mai di uguali ma al massimo di similari. Ed infine essendo il calcio un gioco dinamico e di situazione, nel corso della medesima partita si potranno in pratica verificare tutti i moduli.
Commento personale del vostro umile scribacchino: sentire parlare in questo modo di aspetto pscologico, di uomo /atleta, di confronto e di condivione per me è stato come essere non ad una conferenza ma ad un concerto, “musica per le mie orecchie” anche se so che è cosa ardua convincere della sensatezza di avvicendare comportamenti ed atteggiamenti consolidati e ormai fossilizzati, io da parte mia anche grazie a queste pagine ci provo.
See you soon!
Mister Paolo Pescatori