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L'urlo di Dotto contro il calcio: pupazzi di una tragedia sospesa

Cassano - Ferrero; L'ego malato di Balotelli; Il tifo organizzato è un totem ricattatorio; Le trasmissioni sono un Barnum di cazzate e cosce!

Da Dagospia - Giancarlo Dotto: Gli umani sono una battaglia persa. Proprio perché così imbecilli da credere ogni volta di aver qualcosa da perdere. Senza una religione guida o un dittatorello anche un po’ carnefice che li strapazzi, sono destinati a vomitare il peggio di sé. Del resto, non siamo forse, i migliori di noi, l’intervallo sentimentale tra uno svuotamento organico e l’altro? Viva allora i dinosauri.

 

Quella razza un po’ patetica che, prima di estinguersi (c’è un dinosauro per ogni era), allunga il collo sul mondo cosiddetto nuovo e molla un terrificante versaccio, un’orrenda occhiataccia, equivocati per qualcosa che vorrebbe spaventare ed è invece il riflesso di qualcosa di cui è molto spaventato. Mi presto a fare da Tyrannosaurus Rex.

 

E il patetico me lo dico da solo. Il nostro pallone italiota, beh, è di questi tempi un perfetto esempio di questa catastrofe imperversante del gusto prima ancora che dell’etica, non si sa quale più catastrofica. Religioni guida e capi illuminati, nemmeno a parlarne. Solo pupazzi al servizio di una tragedia sospesa.

 

Gli ultimi casi. La storia di Cassano alla Sampdoria. Frequento mascalzoni, clown, gente di ogni risma, qualcuno anche perbene e non per questo mi turo il naso. Per dire che non sono alle prime armi. Beh, la volgarità pervicacemente ostentata dello show a favore di telecamera del duo stercorario Cassano-Ferrero ha toccato vertici ineguagliabili. Abbiamo dato il centro della scena a due poveracci che hanno fatto del loro defecare in pubblico la loro onnipotenza.

 

Giornalisti presenti trattati come carta da culo e nessuno che abbia sparato o alzato un ciglio per legittima difesa. Cassano è quel gentleman che trattò pubblicamente come una pezza Riccardo Garrone, un padre per lui. Non pago di ciò, si è pentito. Raddoppiando lo sterco. Lo fa sempre. Imbratta il mondo e poi si autodenuncia. E’ il suo cerchio perfetto. Un cerchio immondo. Zenga fa il duro, ma mastica il rospo. E i tifosi della Samp? Invece di accogliere a pernacchie e peggio quello e la sua panza lo acclamano come un dio.

 

Balotelli. C’eravamo liberati, credevamo, del suo ego malato e del suo talento equivoco. Del suo odioso e odiatore vittimismo. Cosa fa Galliani, che da qualche tempo frequenta pure strane compagnie (che ci faceva Marzullo al fianco in tribuna a Firenze?) e – forse sarà per questo? – ci riporta il Balo a casa con tanto di cresta e lampadari appesi al lobo, più la dozzina cafona di fuoriserie.

 

Che a Liverpool, consapevoli dello sfondone, non lo volevano più manco in cartolina. L’ennesimo colpo del solito pizzettaio, Raiola, che magari gli ha promesso al compare Ibra a parametro zero tra un anno? Sapremo. Piccolo dettaglio. I primi a non volerlo, il Balo(n) d’essai, sono i tifosi rossoneri. Basta curiosare nei social. Incazzati a dir poco. Qualcuno, non certo Galliani, si è mai interrogato su che cosa offenda così nel profondo la gente di questo Balotelli, sotto il suo scudo nero, al punto di trovarlo insostenibile? Certo che no. Domanda troppo sofisticata.

 

I tifosi. E’ appena iniziato e le curve già fanno la voce grossa. La Sud ha fieramente proclamato lo sciopero del silenzio per domenica all’Olimpico. “Ci saremo, ma non ci sentirete”, strana mediazione di una protesta al confine tra il vorrei e non vorrei. Dettaglio. Non si gioca Roma-Carpi. Si gioca Roma-Juventus. La Partita. Piazza unica al mondo quella romanista. Non vince mai e quando ha qualche chance di farlo va a dissotterrare fionde e picconi per demolire tutto. La vanità del masochismo, il piacere di farsi male.

 Quando non sono le radio, sono i tifosi. La soggettività del tifoso organizzato è il cancro del calcio. James Pallotta lo ha capito dal suo versante pragmatico di business man, per questo lo detestano. Il calcio è una religione. Okay. Ma dev’essere una religione fluida, senza dogmi e confessionali, dove i singoli diventano corpo mistico per un giorno e poi tutti a casa.

 

Il tifo non può essere un totem ricattatorio a tempo pieno che, in nome del suo autoriferito e malriferito amore alias umore, sequestra stadi, infligge gogne, minaccia, proclama. Sono in buona fede, giura chi li difende. Chi ci difenderà dalla loro buona fede? La loro e di qualunque integralismo da stadio e da tempio. Perché non provano i migliori e i più audaci di loro a dedicarsi un sublime atto di fantasia: immaginare un calcio libero da se stessi?

 

Le trasmissioni televisive. Sono ripartite. Salvo rare eccezioni, un barnum inesorabile e moltiplicato di cosce e di cazzate. Tutto studiato al millesimo. Una ferrea e disperante congiura del rumore, purché non filtri un minimo accenno di senso ma anche di eleganza, da stroncare eventualmente sul nascere. Le poche intelligenze umiliate e degradate.

 

Più macchiette che maschere, arruolabili solo se complici e, comunque, periferiche comparse di un circo sempre più dominato dalle nuove star, le tigri faccioniste del calcio. Ragazze che sbranerebbero anche la madre per una comparsata.

 

 

 

 

 

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  Scritto da Redazione Emiliagol il 25/08/2015
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