Vota il sondaggio

Inserisci la tua email per votare

Puoi votare solo una volta per questo sondaggio e la tua email deve essere valida.
La tua email non sarà resa ne pubblica ne visibile.

Consenso al trattamento dati:

Accetta il trattamento dei dati.

 
×

Accedi al Sito !

Usa le tue credenziali di accesso:
Non ricordi più la password?

Registrati

 Resta connesso

 

oppure

Accedi con Facebook

×

Rubrica Angolo Tacnico di Mister Pescatori: Ancora su Arrigo Sacchi

Arrivata su queste pagine l'ultima fatica di Mister Paolo Pescatori che tratta un aspetto fondamentale del Calcio. La credibilità secondo risultati. Una lettura che distribuisce tante caramelle di sapienza quante sono le parole. Poi l'essere d'accordo o meno è " il bello del calcio"

 Esclusiva di Emiliagol

ANCORA SU SACCHI

Questo tipo di intervento che si discosta dalle tematiche specifiche trattate in precedenza, penso dovrebbe essere abbastanza frequente su Emiliagol, tanto che alla comparsa dell’articolo “Troppa tattica fa male ? Sherwood: giocate liberi. Sacchi: No!”, credevo che qualche commento sarebbe certamente arrivato, ma visto che tutto tace provo a lanciare il secondo sasso.

Premesso che pur guardando con pacatezza il calcio professionistico e distinguendolo oltremodo da quello dilettantistico, la fede, ribadisco tranquilla è rossonera, ovvio pertanto che nel periodo di cui andrò a parlare, come molti, abbia goduto.

Di personale dirò solamente che non sono d’accordo che i migliori musicisti senza lo spartito non suoneranno buona musica. Musicisti con l’M maiuscola, possono suonare senza spartito banalmente concordando preventivamente quale brano (noto) o “Tournaround” (base, giro) suonare ed in quale tonalità. Tornando allo spartito vi sono anche parti strumentali che non prevedono alcuna trascrizione musicale, riportando per un certo numero di battute (musicali) la notazione “Ad Libitum” cioè liberamente a piacere. Infine è di dominio pubblico che molte delle registrazioni che hanno fatto la storia della musica, specie jazz, blues, rock ecc. vengono da famose “Jam Session” ovvero da sedute musicali improvvisate. Certo per tutto questo occorrono come sempre dei talenti e Sacchi in squadra ne aveva, ne aveva eccome.

Partiamo! Al di la’ di quanto fin qui detto, nel tempo qualche dubbio mi era sorto ed in qualche amichevole consesso li avevo sollevati, ricavandone piacevoli scambi di opinioni.

Non immaginavo tuttavia di scoprire, curiosando nel web dopo il citato articolo apparso su Emiliagol, che il filosofo Sacchi non era poi idolatrato tout court, fino al punto che all’epoca sorsero dei fan club anti Sacchi. Vennero coniati modi di dire e storpiature del nome come l’arcinoto Cul de’ Sac o a seconda delle occasioni Smacchi, Spacchi, Svacchi ed altro non propriamente carino, fino ad affermazioni non proprio di stima di prime firme e addirittura colleghi, ne riporto solo alcune:

“Fuori da lui Sacchi non esiste” (M. Sconcerti);

“Non insegno chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava ma Icaro era un pirla” (G. Trapattoni);

“Si diceva che il suo fosse un calcio offensivo, ma come si fa a chiamare offensivo un calcio basato su pressing e fuorigioco?” (O. Bagnoli).

Comunque sia, forse è semplicemente una di quelle persone che al di là delle proprie idee e capacità, si sono trovate al posto giusto al momento giusto.

Sacchi arriva al Milan (dicesi Milan) con solo pochi anni di modestissimo dilettantismo da calciatore ed altrettanti pochi anni dal Supercorso di Coverciano (primo cul de Sac?) e vi rimane grazie alla perseveranza di Berlusconi che dopo l’infatuazione iniziale lo conferma nonostante i primi “Smacchi”, facendolo arrivare così al famoso panettone.

Qualcuno obietterà, ma diamo i numeri a criticare Sacchi? Ecco appunto diamo un po’ di numeri.

Ha vinto 1 campionato, 2 coppe campioni, 2 coppe intercontinentali, 2 super coppe europee, mica bruscolini…..però…..però senza quell’unico scudetto? Probabilmente nada de nada e il tutto nel breve volgere di tre anni, poi …..”sero tituli”.

Che vi piaccia o no Capello con la squadra ereditata da Sacchi e definita cotta ha vinto pure lui e non solo con quella. C’è da dire poi che all’epoca non esistevano i tre punti e la mentalità del tempo era sostenitrice dei due punti in casa e uno fuori per un ipotetico scudetto a 45 punti (30+15). Sebbene nell’87/88 vinse sette partite fuori casa, come peraltro l’anno precedente il Napoli di Maradona, lo scudetto arrivò guarda caso con 45 punti.

Nelle cronache troviamo pure che in quegli anni la media goal fatti si abbassava inesorabilmente (da qui la svolta dei tre punti) ed il Milan si accodava benissimo a questo trend, non fu mai il miglior attacco, ma spesso la miglior difesa, che avesse ragione Bagnoli?

Per quanto concerne la Coppa dei Campioni, Oggi Champions League, occorre dire che bastavano quattro turni magari beccando il Vitosha ed era finale, oggi con i gironi ci vogliono tredici partite per alzare il trofeo. Coppa campioni che non dimentichiamo, causa effetto “hooligans non vedeva ai nastri di partenza le squadre inglesi che aveno fatto 8 finali in 9 anni vincendone 7.

Anche la regola del fuori gioco di allora era diversa e considerava in off side anche il giocatore in linea, la regola cambiò ancora auna volta per incentivare la fase offensiva ovvero lo spettacolo. Maligni etichettarono il monumentale Baresi come il più grande segnalinee di tutti i tempi.

Dal basket mutuò il fallo tattico a centrocampo, per la zona ebbe un illustre predecessore in un certo barone Nils Liedholm e per sua stessa ammissione studiò a più non posso il calcio olandese. A ben vedere forse non è stata proprio tutta farina dei suoi “sacchi”.

Per giustificare parte del suo calcio cambiò egli stesso il vocabolario calcistico inventando il termine “ripartenza” per mascherare con pudore il contropiede.

Come al solito a questo punto capisco che devo contenere altrimenti l’editore mi cazzia.

Con la Nazionale non andò proprio meglio, è vero lo so finale persa ai rigori, ma ricordiamoci come ci siamo arrivati (episodi e gioco non proprio eclatante), il sacrificio di Baggio , rapporti in nazionale e non, spesso conflittuali con i giocatori più rappresentativi, meglio i vari Mussi o Bianchi.

Non è poi vero che non fosse malato di tattica e fosse così offensivista se era sostenitore del sacrificio da parte di tutti anche dei numeri 10 ed anche se con il numero 9 sono noti gli screzi con Van Basten e tornando alla nazionale si veda il pluricannoniere del campionato Signori costretto a fare quasi il terzino, a meno che non avallasse quanto da molti sostenuto, che la tattica ferrea sia indispensabile per le squadre scarse e qui il cerchio si chiuderebbe.

Non andiamo oltre commentando il successivo campionato europeo, infatti Sacchi elargiva a più non posso sermoni sulla cultura della sconfitta, ma quando è toccata a lui ha mollato l’osso.

Quindi tutto contro? E i titoli su El Mundo Deportivo: “El Milan vena aqui en Madrid para dar leccion de futbol”? Certo non era il Real di oggi e nemmeno lo era l’altrettanto frastornato Barcellona, ma sappiamo che non è mai possibile confrontare squadre e giocatori di epoche diverse.

Sacchi in quel breve batter di ciglia fu ad ogni modo un ciclone (oggi tsunami), rivoluzionò con il suo 4-4-2 in linea che imperò per molti anni, la mentalità del calcio italiano abulica e stantia, al punto da obbligare Juve e Inter per stare al passo tentare la strada rispettivamente di Maifredi ed Orrico, questo obiettivamente non è alla portata di tutti.

Galli Tassotti Maldini, Ancelotti Costacurta Baresi, Donadoni Rijkard Van Basten, Gullit Evani.

(Albertini, Massaro, Virdis ecc. ecc.). Allenatore Gianfranco Rampini.

La storia sarebbe stata la stessa? A voi l’ardua sentenza. 

Arrivederci al prossimo, magari meno banale contributo.

Mister Paolo Pescatori





Print Friendly and PDF
  Scritto da Mister Paolo Pescatori il 13/03/2014
Tempo esecuzione pagina: 0,06252 secondi